장음표시 사용
131쪽
scero e giudicare, se ii Sacramento det matrimonio si a stato regularmento celebrato in faciem Melesiae; o si xogitono intendero per validi avanti lamedesima quei suli matrimonii contralli reρο- lui mense , cloe secondu lo leggi civili, ed anche in questo caso si va a violare un diri lio , cho e di Melusiva compete ara dellachiesa. Per la secoda condi Iload pol, laseiandosi ad una delle parti laliberia di non perseverare in una conviventa illecita, slante la nulli in det matrimonio , pereste non celebrato in uaneti la Chiesa , uoin consul milli ullo suo leggi, si lascierebbe sussistere eomo legit lima avanti ai pulere civile una unione, eho xiene dalla leggo condantiata. Ambedue pol le conduloni non distruggendo it supposio, dat quale parie la legge in lituo te sue dispositioni di sep raro ciue ii Sacramento dat coul ratio, laseiano sussistere la opposivi0uo di supra ricordata ira la legge flessa e la dolitina della Chiosa intortio at matrim0nio. Non vi d perlanio altro mergo di conciliariolio che , ritenendo Cesare quello esto e suo, lasci alla Chiosa elo, eho ad essa appa
liene. Il polere civile disponga puro degli esselli civili, che deri- vano datio n0ZZo , ma lasci alla Chlega ii regolarne la validita stat cristiani. La leggo civile prenda te mosso dalla validith od invalidita dei matrimonio, come sara dalla Chiesa determinata, o pallendo da questo salto, che d suori della sua flara it eos litui rio, dispunga aliora degli esselli civili.
La tollera pol della M. V. si chiama a chiari re altro pr0p0siri uni, cho abbiam ri levate dalia medesima. E primi eramento V. M. dico d' aver sapulo da uti canale , eho Ella deve credere ussiciale, ebe la proposta della suddelta leggo non su riguardalada Ndi come ostile alla Chiem. Abbiamo voluto su questo propω Sil0 partare, prima delia sua partenga da Roma, col ministro di V. M. conto Berlono, ii quale Ci ha assi eurato fuit' onor suo, diavero scrillo unicamento at Ministri di V. M., che it Papa noupoleVa nulla opp0rre, se conservati ai Sacramento tulit i suoi sacri dirilli o la liberta che gli eum pete, si lassero voluto lare dello leggi riguartanti solo gli esselli civili det matrimonio.
132쪽
V. M. aggiunge, eho questo si esse leggi, lo quali sono in vigore presso certi Stali limitrosi at Regno dei Piemonte, non hanno impedito alia S. Sede di riguardarii con oechio di benevolenga e di amore. A questo risponderemo cho la flessa S. Sedo non si δ mai aequi elata sui salti, che si ei lano, e sem pro ha reclamato contro questo letat appena ne con0bbe l' esistenga, conservandosi anche adesso ne nostri archivii i documenti deste salto rimos tranZe: ma queste prolesto non hanno mai impedito nὁ impediscono di amare I eal loliet di quelle narioni, cho surono co- simile a soll0porsi ali' estgenra di queste leggl. D0vremo latae non amare i callolici det Regno di V. M., quandanehe si trox a sero nella dura necessita di subire questa legge Mai nol Di remodi piu: douranno in Not cessare i sentimenti di earilli verso lau. V. nel caso si trovasse irascinala the Dio nol permella malla sanatonaria' La Nostra earila si raddopplerebbe, e eon Zelo mag-giore dirigere mino piu servido preghiere a Dio , supplicand0lo a
lo che Ci corre, di prevenire it male per quanto da Not dipende,
Zi0no, ed anche perelid, procedendosi allo stabilimento di unatat leggo in lem po che sono aperto te trallativo per la concilia-χione di altri assari, una lal circosian Za polrebbe sorse summis, si raro l 'occasione di sar supporro cho vi lasse una qualebo conni- veneta per parie della S. Sede . ci sarebbe veramento penoso unlal passo, ma remo es0nerarcend avanti a Dio, che ei assido ilregi me delia sua Chiesa , o la custodia do' suoi dii illi Τ Solo laM. V. polrebbe arrecaret questo grande conserto eoi logliereenor easione, ed una sola sua asseretione in proposito compi rebis
133쪽
la consolarione che abbiamo provato neli' essersi a Noi dirella, o quanto pili sollecita sara la sua risposta, lanio Ci riuscita piugradita. come quella cho Ci sollevera da un pensiero che assaiastligge ii Nostro euore, ma che saremmo cosi relli di sentire nella sua plena est ensione , quando uno si rello dovere di eoselenra reclamasso da Not questallo solenne. 0ra Ci resta di chiarii o l' equivoco in cui δ V. M. circa ramministrarione della diocesi di Torino. Ε senta iralleneria foverebiamento su questo punio Nol le dimandiamo solo di avere laparieneta di loggero due Nostre tellere a Lei dirello in data I Sellembre o 9 Novembre 18 9. Il suo ministro in R0ma, eonte M l0ne, ora in Torino, putra ancho riseririo a quesin proposito una Ν0stra rissessione a tui es ternata, e the ora ripellanio con tulla ingenuita a V. M. Insistendo egit sulla nomina den'amministratore della diocesi di Torino, saee mino ad esso osservare elle it Mi
lo che it Prelato abbia in contrato la simpalia e it rispello di una grando parie dei calloticismo dimostratost in tanto mani ere, pereui fiamo stati oggi posti neli' impossibilia di andaro incontro al-l 'ammirarione dello flesso calloticismo con privare monsig. Arci-veseovo deli amni nistrarione delia sua diocesi. Final mente rispondiamo ait ' ultima osservarione elio V. M. Cies terna addebilando ad una parto dei clero piemontese e ponti si-eio, di sar guerra at suo Guverno e di eccilam i sudditi alia rivolla contro di Lei e eontro te suo lotai. Una lato assenione ci sem-brerebbe dei lullo inverosimile se non ei lasse serilla da V. M., laquale assicum di averne in mano i documenti: ed in questo caso Hori di diibbio elie debbono esser pupili i rei nei debili modi. Ci duolo solo di non eo noscere. questi documenti per n0n Sallere quali sieno i membri det Clero che si sarobbero accinii alia pessima impresa di oecitare una rivoluetione at Piemonte. Questa bgnoraneta Ci pone Bella necessilli di non poterii punire; so maipem 8' intendessem per occi lamento alia rivolla gli serilli, elis per
134쪽
parto dei clero s0no comparsi per opporsi at progello di leggo sui matrimonio, diremo che, prescindendo dat modi che qualeu no avesso poluto adoperare, it clero ha satio ii suo dovere. Nulserivemnio a V. M. che la leggo non ὁ callotica, o se la legge non d eati olim si obbligato it Clero di avxeriiro i sedeli anche a fronto dei pericolo che incurre. Maesta, Not Le partiamo anche a nomedi G. C., det quale si amo Vicario, quantuliquo indegui, e net suo sanio Nomo Le dieiamo di non sanesonare questa legge che sisertile di millo disordini.
La pregbiamo psi di volere ordinare che si a mess0 un freno alla flampa cho ribocca continuamento di bestemmio o d' immoralila. I peceali elio derivano desta liceneta di partare o di serivere, Sono Senra numero . Delii per pieta elio questi peceali non siri versino mai supra chi, avendone it polere , non ne impedisse lacagionei V. M. si lamenta dei Clero, ina questo Clem δ stato sem- pro in questi ulli mi anni auxili lo, bersaglialo. ealutantalo, derisoda quasi lulli i lagii che si s lampano nei Plem0nte. Non si polrebbero ridire lullo te villanio o te rabbioso invellivo seagliale eche si sedgliano contro questo Clero. Εd ora perchsi essu si accingo a disendere la verila o la purita della sede, doura questo Clero sorso incontraro la disgraria della M. V. 8 Nol non possiamo persuadereene, e Ci abbandoniamo volentieri alla speranra divedero ualla M. V. sos lenuli i dirilli della Chiesa, protelli li sudiministri, e liberalo it suo popolo dat peri colo di solios lare a certo leggi, che seeo portano l' impronia delia decadeneta della religi ne e della moralita ne i Siali. Pleni di questa fiducia atriamo at cieto lo mani, pregando laSantissima Trinita a sar discendere la benediatono apostolica S
pra l' augusta sua Persona dilutia la reale Famiglia.
Datum Castri Gandulphi, die XIX Septembris MDCCCLII.
135쪽
Aeerbissimum a Vobiscum, Venerabiles Fratres, hodie communieamus d0lorem, quo iamdiu inlime premimur ob maxima, et nunquam salis lugenda damna, quibus plures ab hinc annos Calli liea Leelesia in Neograna lensi Repubblica miserandum in modum a1lligitur, atque Vexatur. Quod nunquam sere putavissemus, eum omnes noscant, quibus praeeipuae benevolentiae significationibus haed Apostolida Sedes illam Rempublicam fuerit prosequula, ei qua alacritale felicis recordationis Gregorius XVI Praedecessor Noster ad religionis, ei spirituale illius gentis bonum omni studio pr0curandum, atque ad mutuae amiciliae vincula magis magisque obstringenda Rempublieam ipsam prae aliis omnibus Ameritae regionibus non m0d0 primum recogno erit, sed etiam Ap stolicam Nunciaturam ibi constituerit. Αlquo eo magis d0lemus, quod adhuc irrilao suere curae omnes tum ab eodem Praedeces-s0re Nostro, tum a Nobis ipsis summa conlentione apud illud Gubernium adhibitae, ut lol calli0licae religioni illata amoverentur damna, ae nefariae et iniustissimae. de medio tollerentur leges ibi a dixili potestate eum maximo fidelium detrimento contra divinam Ecclesiae institutionem, eiusque veneranda iura, et libertatem contra supremam huius Apost0licae Sedis putes talem, coulra
136쪽
sacrorum Antistites, et ecclesiasticos viros latae atque sancillae. Noverat enim idem Decessur Noster, legem ibi mense Aprili anno 181., suisse promulgalam, qua inter alia statuitur, ut, vixdum alia apud illam lateae potestatis tribunalia accusatio adversus ecclesiasti eos viros, ac vel ipsus Episeop0s suisset admissa non solum Sacerd0les Domini aliique clerici, sed etiam Epis empi, quos Spiritus Sanelus posuit regere Leelesiam Dei. ab omni sui ministerii exercilio se abstinere, ac proprii muneris partes aliis committere debeant, constitutis quo lusi carceris, exsilii, et aliis poenis in e0s omnes, qui id agero noluissent. Quapropter ipse Praedecessor Noster, nulla interposita mora, Suas e emanno ad illius Reipublieae Praesidem misit Litteras . quibus legem illam omni certe reprehensione dignissimam vehementer improbavit, ae simul summopere exp0stulavit, ut eadem lex statim abrogaretur, et Ecclesiae iura saria, lecta haberentur. Nos autem, postquam inserulabili Dei iudicio ad hane Principis Ap stolorum Cathedram evecti, lolius Ecclesiae gubernacula irae landa suseepimus, assticlis inibi sanctissimae nostrae religionis rebus conSulcro vel maxime cupientes iam indo ab anno 18 I ad eiusdem Neogranalensis Reipublicae Praesidem seripsimus Lillo. ras. 0uibus quidem Litteris significantes. quant0pere de illa D mini ei gregis parte sulliciti ei anxii essemus. et quo singulari paternae Νostrae caritalis studio opportuna Vellemus adhibere remedia ad sanandas ibi contritiones Israel. lamentali sumus vehementer deplorandam conditionem, in qua Versabatur Ecclesia. Neque praetermisimus iisdem Litteris inter alia summ0pere conqueri de binis illis praesertim iam conceptis deerelis, quorum alulero proponebatur, ut, hac Apostoli ea Sede minime consulta, deeLmae tollerentur: altero autem, ut hominibus illuc immigrantibus liceret publicum proprii cuiusque cullus exercilium habere. Al-que commemorata improbantes deerela etiam atque etiam efflagitavimus, ut illa nullum nunquam oblinerent exilum, ut Ecclesia suis omnibus iuribus, ac plena frueretur libertato. Ea porro spe nitebamur fore, ut Neograna tenso Gubernium has
137쪽
lissimi aeque ac asilietissimi communis omnium fidelium Patris corde erumpebant, pronis Vellei auribus excipere. Verum incredi bili animi Nostri dolore Vobis nunciare cogimur, hostiles violen-losque in Christi Ecclesiam impellis quotidie magis, ae duobus praesertim ab hinc annis, adeo esse faci0s, ut noxa et gravissima Ecclesiae ipsi per lateam potestatem indesinenter ivllicia sint vulnera. Etenim, Venerabiles Fratres, non solum iniustissimae illae leges, do quibus dolenter loquuti sumus, minime sublatae fuerunt, verum etiam aliae ab utroque illius Gubernii Consilio legibus serendis praep0Silo sunt conditae, quibus sanctissima Ecclesiae et huius Sanctae Sedis iura maiorem in modum tolantur, oppugnantur et proculcantur. Namque inter alia iam inde a mense Maio superioris anni lex prodiit contra Religiosas Familias, quae pie institutae, recieque administratae magno christianae et civili reipublicae usui et ornamento esse solent. Ea enim lege confirmatur expulsio Religiosae Societatis Iesu Familiae, quae illuc primum arcessita ac lani opero exoptata, de re catholica el civili illio optime merebatur; atque eadem lego velatur, ne ulla in Neogranalensis Reipublicae territorio Societas institui possit, quae passivae, ut dicunt, obedienti ad vinculo potissimum obstringatur. Insuper eadem lege iis omnibus promittitur auxilium, qui a s scepto religiosae vitae institulo deficere, ac Glemnia Vola frangore velini, ac Venerabili Fratri Emmanueli, illius ecclesiasticae provinciae Archiepiseopo vigilantissimo, viro summis Nostris et huius Apostolicae Sedis praeconiis decorando, interdicitur exemcero facultatem ei ab hae Λpostoli ea Sede iam inde ab anno 183δtribulam, visitandi scilicet Religi0sas illius regionis Familias, et
regularem restituendi disciplinam. Eodem subinde mense et anno alia sanetla lex est, qua Ecclesiasticum Forum de medio omnino tollitur, ac declaratur, causas omnes ad idem forum pertinentes, ac vel ipsas tum Archiepiscopi, tum Episcoporum causas Sive civiles sive criminales anto laicalia tribunalia ab illius Reipublicae Magistralibus in posterum esse iudicandas. Postmodum, die nempe vigesima septima eiusdem mensis Maii anno 1851, do Paro-ebis nominandis promulgata lex est, qua Nationalia Consilia me Disiij eo by Corale
138쪽
27 sEPrrvspis 1852. . 113litum salsumque ius designandi Parochos a Praeside illius Reipublicae ad quemdam exeogitatum Par0chialem Conventum, quem Cabilito puri quiui appellant, ex cuiusque Par0eciae patribus
milias praesertim comparatum transferunt, ut, cum aliqua Par0ecia suo fuerit paroelio orbata, ille Conventus novum Parothum nominare queat. Aliquibus insuper eiusdem legis articulis prohibentur Sacrorum Antistites ullum seu sacrae visitationis, seu alio quocumque iuro percipere emolumentum; atque eidem Parochiali Conventui tribuitur p0lesias pro su0 arbitrio statuendi et immulandi iam Parochorum reditus, quam impendia saeris suntlionibus necessaria, et alia statuuntur, quibus declesiasticae proprietatis iura violantur ac delentur. Post haec die primo mensis Iunii eiusdem anni 1831 alia sancita est lex, qua Velatur, no Canonicales Cathedralium Ecclesiarum Praebendae conserantur, nisi p0stquam
a maiore Provincialium cuiusque Dioeeesis Consili0rum parte id pro eorum arbitrio fuerit statutum. Aliae deinde promulgatae sunt leges, quibus et omnibus data est facultas se liberandi ab oneroses vendi census, qui potissimam ecclesiasticorum redituum partem constituunt, sesula dimidia pretii parto Gubernio, et Archiepise palis Seminarii sanetae Fidei de Bogola bona Nationali Collegio adiudicata, ae suprema in idem Seminarium inspectio lateae p iesiali altribula. Neque silenti0 praetereundum, per novam illius rei publicae constitutionem postremis hiseo temporibus sanetlam inter alia ius quoquo liberae institutionis defendi ei omnimodam omnibus tribui libertatem, ut quisque suas cogitationes, ac m0n- Strosa quaeque opinionum p0rlenia typis quoquo in vulgus edere et privatim publiceque quemlibet cultum prosileri valeal. Videlis profecto, Venerabiles Fratres, quam telerrimum ae s erilegum bellum catholicae Ecclesiao a Neogranalensis Reipublicae M0deratoribus Sil iudicium, el quae quantaeque iniuriae eidem Eeclesiae, eiusque sacris iuribus, Past 0ribus, Ministris, ac supremae Nostrae ei Sanctae huius Sedis' auctoritati fuerint illatae. Cum autem enunciatae leges iam inde ab eodem anno 1851 exe- eulioni fuerint mandalae, iam tum sacrorum Antistites, et ecclesiastici viri, qui calliolicis sensibus vere animali nefariis illis de-
139쪽
cretis merito, atque optimo iure reclamabant et obsistebant, summo eum sidelium populorum damno crudeliter vexati, et in gravissima quaeque adducti suere discrimina. Siquidem ei sacra Episcoporum oppressa aucturitas, et Par0eh0rum ministerium vinculis constrictum atque irretitum, et optimi divinae legis praecones in carcerem detrusi, et cuiusque gradus Clerici ad egest, lem redacii, omnibusque malis et aerumnis obnoxii. Atque inprimis Venerabilis Frater Emmanuel I0sephus de Mons lustra, vigilantissimus Sanctae Fidei de Bog0la Arcluepiscopus gravioribus suit angustiis et laboribus exagitatus eam scilicet ob causam, quod praestantissimus illo Antistes singulari pietate, doctrina, prudentia, consilio praecellens, et apost0lico Zelo plane incensus pro sui muneris debito contra illas impias leges sapienter sertilemque prolestari, ac saeculi licentiae, et pravis impiorum hominum consiliis invicte resistere, ac Dei et Ecclesiae causam strenuo propugnare nunquam intermisit. 0uo autem potissimum praetextu Neogranat ense Gubernium uti volueril ad clarissimum illum divexandum Antistitem, accipite, Venerabiles Fratres. Cum enim in illis regionibus mos invaluerit, ut sexto quoque mense habeantur experimenta ad eorum perietilandam d0ctrinam, qui vacantibus parochialibus Ecclesiis sunt praeficiendi, Ne0graualense Gubernium per legem ibi iamdiu contra Can0nicas sanctiones sancitam sibi temere ius arrogavit non solum togendi Episcopos ad id sexto quoque mense redeunte peragendum, verum etiam e0mpellendi Metropuli lanum, aut viciniorem Antistilem ad idem praestandum si quis Λntistes commemorato tempore eiusmodi experimenta minime habuisset. Huius igitur legis vi ipsum Gubernium anno 1851 eidem clarissimo Sanctae Fidei de Bogula Archiepiscopo denuntiare non dubita ii, ut eadem experimenta indiceret. Et quoniam idem Archiepiscopus adversae valetudinis conssici batur incommodis, ideirco illius Vicarius generalis Gubernio respondens sui Antistilis nomine iniustam hanc petitionem euntiando repellendam esse existimavit, veritus praesertim, ne praedictam de nominandis Parochis legem quodammodo ipse probaro videretur. Ob hane itaque reclam ae prudentem agendi rationem, 0mui Dissili oosl
140쪽
certe laude dignam, ab illo Vicario habitam, idem ad latealia tribunalia fuit accusatus, a proprii muneris exercilio interdictus, palam publiceque comprehensus, ac deinceps eareeri per duos menses, ac per sex capti itali, Seu delenti0ni damnatus, aliisque assii elatus poenis. Atquo in hac re illud vel maxime dolendum, Venerabiles Fratres, quod Viearius Capitularis vaeantis Ecclesiae Λnli0che sis, quae vieinior est Bogulae, Neograna lensis Gubernii sensibus et consiliis turpiter obsequens haud limuli, Kalendis Martii huius anni, Edictum emittere, qu0 contra suum Metrop0lbianum insurgens. et in eius iurisdictionem invadens de illius Λ chidioecesis Paroeciis cuncursus eo utra Canonicas Saneliones ill- dixit. Ubi id N iras pervenil ad aures, nulla interiegla m0ra, eidem Vicario Capitulari seripsimus Litteras, quibus lanium eius satinus gravibus severisque, uti par erat, verbis reprehendentes et damnantes, illi mandavimus, ut ab incepto statim desisteret, ne Nos, licet inviti, in ipsum ea cogeremur decernere, quae Sacrorum Canonum severitas, et Apostolici Nostri ministerii ratio postulabant. Interim vero ipse pientissimus Archiepiscopus suo munere pro illo sapienterque langens continuo Edictum edidit, quo iustissimo docebat, nullum irritumque esse Edictum ab illo Vicario Capitulari adversus Sacrorum Canonum praeseripla promulgatum, ac simul omni iuro velabal, ne quis eidem Edicto suas aures ullo modo praebere unquam vellet. Tum vero illud Deput lorum Cunsilium in proprium Pastorem magis magisque irruens non dubitavit spectatissimum Archiepiscopum, sicut violatarum legum reum, accusare, et Neograualensis Senatus haud veritus estiam iniustam et impiam ad millere accusationem. Atque ex insanda illa lege, quam, uti ab initio diximus, rec. me. Gregorius XVI, Praedecessor Noster reprobaverat, denuntiatum est eidem Archi piscopo, ut suam iurisdictionem remitteret, eataque alii ecclesi sileo viro deserret. Hac iam iniqua denuntiatione aecepta, ille religiosissimus doctissimusque Antistes, egregius ac strenuus rei eat holieae, et Ecclesiae iurium propugnat0r parat . aspera quaeque propter iustitiam pali, sapientissimum verissimumque dedit resp0nsum, quo invicta episcopalis sui animi sortitudine clare