Paschalis Carcani vita : [Discorsi, Rime scelte, Rime piacevoli di Sofista Pericalle, pseud.]

발행: 1784년

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questo animalerio . Ι vj Gentili non aveano altro lume , se non se quello della sola ragion naturale , con cui considerando la natura di Dio , lo credevano vn Essere perseitissimo ἱ e supponendo inolire, che ii nostro animo : erat quais

Templum, come si splega Pot filio de Sacrificiis, UPrivano essere it fine deli' animo , Deo smilem fieri , at dit dello Porfitio net libro de Anima: onde per potersi a questo essere semma- mente perseito rendere simili , te di tui perse-etioni rintracciar procuravano . E siccome gi' innamorati Platonici dalia bellegra, che cade sottoi sensi , a poco a poco guidati talia ragione si

Mamavano a contemplar la divina ; cosi appunto dice Proclo de Sacri'. cr Magia , che i sacerdoti deli' Egitto considerando nelle cose umane una certa corri spondenra colle celesti , nelle terrene cose la smilitudine ricercavano delle vir-rsi divine. Quindi 8, che ritrovando in una cosa terrena quelle qualita, che alia divina natura conventuano , in somma veneraetione tenendola

per Dio P adoravano : non gia , che credectroquella cosa esset veramente ii Dio da lor ricer-cato I ma credevan bensi , che da quello essere sommamente persetto nili stata posta tra gli uomini , come una viva immagine delle virili sue . Onde nello esporre at pubblico culto quella im- magine delia Natura divina , non pretesero gladi adorare la cosa terrena, come fine principale , ma riconoscere in quella l'Essere perserto, e

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s irsene, come di uno specchio di rissessione

per potervi contemplare , adorare , ed imitarequelle virili , e perseetioni celesti, che sotto i sensi sono pia plausibili , e che non poteano luela- tamente in altro modo vetare. Su questi princi-pj regolandosi i Savi deli ' Egitto andarono minutamente Osrvando la natura dei noltro Insetto ;e dalle sue portentose arioni furono quei Sacerdoti spinti a serti si grande onore. Quattro amio credere sono i senti , onde nasce la perse-etione: Non aver bisogno d altri che di se inesso iPosseder te virili tuite in grado supremo ; Saper tut-to ; E poter giovare ad Ognuno. E tutio questo appunto si seorge chiarissimo net nostro scarafag-gio . Dir solea Dicearco Peripatetico, persems simi essere stati i primi abitatori delia Terra: per-ehὸ astenendosi e dalle carni , e dati' erbe , delle sole fruita pascevansi: polche chi meno delle cole estet ne si serve, men bi gnoso E di quelle, e pereio pili perserto. Sicchὶ non. avendo i Bruti ta-χgno d altro , che di mangiare , dove a not alui uomini olite dei cibo necessario E anfora il estitu , e molle attre cose ; ognun giI conoscemeno impersette degli uomini esset te bestic. Traqueste , te quali tutae di cose esterne si pascono,

quello sterco medesimo , da cui questo Insettoriceve la vita , e di cui Θ composto, si ancorati suo nutrimento . Ed ecco , che dove gli altribtuti deli' esterne cose han bisogno, questo di seste E contento. Se dunque secondo gli Stoici,

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chi sara mai pia persetto , pili virtuoso di tui PEd in falli, te ben conssideriamo te due ammirabili proprieta dei nostro Eroe , venerate conistupore dati' antichita . di esset nimicissimo delle namine , e di non pascersi d' altro , che di ster-CO , Vedremo tu ita la morat Filosofia in tui ri- siretia. Da questa ricavasi la Gustiata , la Temperaneta , la Prudeneta , la Costatara, e la Pieta . In quella ravulsasi la ContinenZa , Ia Fortrara , la Generosita . E' la Giusti etia, secondo it comunsentimento : σluntas jus suum cuique tribuendi, cies a buon senso non togliere ad alcula cid cheὰ suo. Ingiustissimo ἡ l 'uomo, e chi no 'l sa pPoiche tutio vuole, a tutio it placere, e la ρο-la lo tira ; e per servirmi delle parole di Plutarco rael suo traitato τά ἀλογα λόγω quasiche non ancora conosca it suo proprio cibo , tali solo fra tuiti gli altri animali tuite te cosea clascura togliendo divora, e tracanna . Anticontro gli stessi animali , o crudelia i o inglu-stigia i infletisce : Non vi ἡ uccello netl' Aria , pesce net mare, animale alcun sella Terra , chedali' insidie sue stia sicuro , che in ravola non li

s presenti per sedissere non gia Ia sua fame ,

ma ii suo di sordinato appetito . Giustissimi ait' incontro son tuiti i Bruti, i quali dat cibo loro dalla natura inegnato non si dipartono. Ma

tra i giustillimi Bruti ii pili giusto e lo sca

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Aggio . Vede egit , che I erbe alle pecore , lesrondi . alle capre 4 le fruita agit uccelli ; e condi mano in mano agit altri uia parilaolar ciboὸ destinato 1, per 'non offendere alcano di quello appunto si pasce , che da ognun , come inutile , E ri fiutato . O giustietia inudita ι E' la Temperanta at dir di Aristotile netl' Elica , quella, chedat placer dannoso ci traitiene . Intemperantissimo ἡ P uomo , e chi no 'l vede 3 Giacchὸ non

solo tutio vuol, tutio cerca , Lutto divora I ma

anche la natural simpli: cita suggendo per appagare ii depravato suo gusto l' ordine delia natura scompone. L'erbe crude te cuoce , la carne

semplice la eorrompe con saporetii ; adopra in lamma e perte, ed oro, e aromi, e simili cose per la gola te quali per uso tutio contrario produsse la Terra. Le Bestie la natural se,plicita seguendo altro sapore non cercano ne loro cibi , corchὸ it naturale ; nὰ altra esca desiderano , se non quella , che la Terra loro offitiaste. Il nostro Eroe pero dispreetrando i piu delicati morsei letti , che o la Natura sermδ giammai , o Ι' um na golosita inventar seppe , at pia semplice , e at pia nauseoso si appl-glia . La prudenra , at dir di Platone : Es vis , per se felicitatem comparat possidenti : oppure : Scientia , qua judicamus quid faciendum sit, or quid furiendum. Se iuiustis imi , ed intem Tranti son gli uomini, son viaiosi ; se viriosi , infelici ; se infelici, imprudenti ancora saranno , si usta it sentimento degli Stoici. Lo scara gio M tra

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tra giusti . e temperati it pia giusto , it piet rem.

perato essendo , sara at certo prudente . E comenis 3 Vede egit, che la ruina di tutio it genereumano dipende dalla vana ambietione , che ha euno di avantare ii suo stato : mentre it Pleaeo vuol faria da Gentiluomo , ii Gentiluomoda Cavallere , ii Cavalier da Sovrano : onde sul altrui danno regola it nostro savio la propria sicurta , con non partirsi mai datorno allo ster-co , da cui se generato, di cui si nudrisce, quale ha per eredita da suoi maggiori riςevula .

Quindi impararono gli ξgietiani , presso i qualicta per legge stabilito, che it figlio dat paternomestiere partir non potesse , nε ad' altro appi gliarii . Fa it suo mestiere ii nostro Eme con una costaneta si grande, che n' ἡ nato it celebre proverbio : CanthaFus pilulam. E' la costan , corrigia deserive Platone : Vis invicta eius , quod recta cogitatione comprehensum est. Non lascia mai ilsuo sterco lo scarasaggio , perchὸ retiissimo lisembra ciis fare. Considera colla sua graia men

mat sempre venerarIo , amario, coirivario, e non abbandonario giammai : onde essendo lo stercoit suo genitore quello sempre accare a , e COltiva: nel che la sua gran pieta ancora , come . gnun v ede, dimostra . E' molto questo; ma nono tutio . Vosti ono gli Amichi , come ho detio, che gli scaras aggi stan maschi tuiti : quindi Au nio ta quel P argutissimo Epigramma contra untal Maestro di scuola nimicishmo di doniae di-

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ce do , che 1' anima de' Misogini, secondo it parer di Pitagora , dopo morte passavano in qum

sto animale : Aon Taurus , non Mulus erit, non Hippoca lus : Non caper , aut aries , sed scarabaeus erit . L uomo ἡ il pid impersetto animale, perchὸ it pili incontinente e non Vi ε momento, in cui egii inclinato non sta at placere , ed alsenso : quindi la sua virili virile avvilisce esseminandosi , e rendendosi ad una vit donis nicciuola soggetto , e sacendosi schiavo di unvilissimo, e sordido placere. I Bruti E vero, chein questa parte avanaano di gran iunga gli uomini , perchὸ non da una corrotta voluita sonti rati, ma da naturale is into condotii secondoi determinati tempi congiungon se : ma pure delle iam mine han bisogno . Sicchὸ essendo la Contineneta secondo Aristotile una virid , Ia qualed,lle brutte voluit ei disende ; il solo starasag-gio sera veramente continente , ii quale neppuele femmine conosce , non che dalla voluita stati rato . Non posse qui fare a meno di non invidiare la seli ita degli scaraAggi, che hanno ilvantaggio di essere tuiti masthi. Non sare e mida desiderarsi, che tra noi non vi suffero assa io femmine λ Io son di sentimento, che te don- ne occupano la maggior parte delia Terra, e puri' occupano inutilmente. Non sono esse alte allaguerra, non sono stili al governo civile , non sono buone alia coltura des campi, non son ca-paei in somma di scienete, nὸ di alcuna di quelle cose , che la nostra societa mantengono . EM a que

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questo non per loro coipa, ma per disetis dessessio, che la Natura fece de te , inerme , inet to ; e non proprio ad altro , che alia generarione. Quanto meglio serebia , se tuiti in .sehi fossimo p ta Donne steta lo avre ero a ca- Tor, ne potre ero punio temere di perdere illoro impero , e dominio , che han sepra i euori polchὸ in quel caso, purchῆ il medesimo bello conservatam, seneta dubbio maggior sareb. M l' amore ; ii quale tra due simili pili seere si accende , e pia durevole. Ben to vita Laeiano net suo Dialogo degit Amori, ben lo nobia Platone nella sua Repubbliea . Non pretendo io qui ser la raon de' Pederasti odit male delle donne : sb benissimo, che te sem-mine nullo stato presente dei Mondo son necessarie ; e che l' Amore des simile , quando ecceda. i limiti preseritii talia virili , insegnati da Socrate , praticati da tutia la savia Grecia, 8 infame, abominevole, e degnissimo di tuite te pene , chada Greci medelimi furono imposte contra i viaioli, ed impudichi amanti. Dico solo, che Ω-tebia da desiderarsi uir altro ordine di cose, si mile appulato a quelio , che vide Luciano praticarsi nella Luna , come egit riserisce net primo libro delle sue vere storie. Ecco come si spiega. Nella Luna tuiti gli abitanti son maschi ; il no- me di sem mina ἡ noto Sino ait 'eta di as. anni tuiti fata I ossicio di donne in ordine allageneraetione : dopo questa et sis da masthi :concepistono non gia net venue , m laeua Par.

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te posteriore delle gambe r quando E venulo illempo di partori re , tagliano a iungo la gamba,

e ne traggono ii seto morto , lo espongono alvento, e riscaldandolo col fiato lo ravulvano .

Sin qui Luciano. Non serebia questa una selicita ρ Ma bisogna contentarii della presente sit son delle cose ; restandoci siolo l' invidiare laselicita degli scarafiggi : at quali ritornando io di- eo , che E cosi indessibile at placete i animo virtuoso di questo Eroe, che non solo dispiezraogni ancorchὸ minimo gusto , ma cosi nemico E delle morbi derae , che in sentendo I' odor dirose jontaiieamente la generosa anima esila . Ela rosa it sim lo dei placere ; perchὸ appena nata corrompesi . E lo Scara Aggio ii sim lodella generosita , ii quale sentendou oppresso dat.

la tirannia dei placere, per non esser con verisgogna abbattuto, lascia piutiosto gloriosamentela vita. Da eostui durique imparis Senocrate a ' prima divenir non uomo , che cedere alla volutata insidiosa. Figlia della generosita E la sorteria.

la quale chiaramente net nostro Eroe si ravvisi . Ha questo Insetto, at dir di Aastotile, una singolar proprieta , che toccato subito cella dat

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nora in somma ad Ognuno: . Io per non rediarvila laseio , jacchε voi ben ta sapere . Iba sede deli 'amicitia, con cui per salvar l' amico si ar risellia it proprio onore, o la vita : La pruden-xa nel pariat con sommissione ad un nemico piu coli' ingegno , che coli' esporsi ali' esito in certo d'una battaglia : L'ingegno di poter ri-

pere riuscir con onore da rani piu dubbia , emalagevole impresa ; l 'ardire, e 'l coranio d'in. itaprendere gli araardi pia pericolosi e la costanara finalmente di vendicar giustamente te ossesse .E n herere pol, che sia stato questo animale dato a noi dalla natura per servirci di es pio a regolar te nostre aetioni r Tutio questo considerando i savj delI' Esitio per esprimere una sortem virile, un malchio valore, un vero soldato,

figurarono uno Scarasagsio , at riserir di Pierio Valeriano nes suoi Geroi fici: onde rapporta Eliano , e Plutarco , che i soldati ne' loro anelli inragliato portavano questo insetto , acci oechὸ , come spiega Celio Calcagnino, niente tacessero ,

ehe dassa virili Scarai ggiesca declinata , e pertat fine ancora , dice Uliis Aldrovandr , se flvero loechὸ non sδ i Romani tra te loro insegnel'Αquila non solo, ma lo Scarasaggio anche portavano . Credo , che ad evidenra fasimostrata la morale tutia dat nostro Eroe prati- carsi . Passiam ora a viaere te scienae, che selicemente ei. possitae. Siccome la Natura ε la

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madre di tutis it creato ; coti l a Filosofia , chei maravi gliosi effetti delia Natura considera , Ela madre di tutio it sapere. Che questa naturalFilosofia ne Bruti ratirovisi, antiea , e da moltiricevula E l 'opinione. Ma chechesia degli alitianimali, certissimo egii ε , che nello Marasaggiosi vegga . L' impegno principat det pilo in Edi mostrare , come questo Mondo , e tutio Ε - cia in esse contiensi sia stato formato. E l 'impegno appulato dei nostro Insetto tutio raggi rasinet fare a noi coli' opra stessa vedere non gia lassimostraetione , ma la formatione dei Mondo in-tiero . E qui e necessario avvertire, che tra tuiti iSistemi, tra tune te scoverte Fische ii solo sistema Cartesiano ἡ il uero, non che ii verisimile . Macome Mi ripigii pr. taluno . Non E il sistema des

Vortici contrario alle osservationi astronomiche. contrario alle dimostraΣioni, contrario ali' e sp xiendi tres fispondere,con M. Gamaches, e

ehe ; dove at contrario l'Attraetione non puis , eome lene generale, aver luogo nella natura . Ma non ton questi i mi ei argon ti. Ho fatio delle scoverte maggiori . per cui credo averta

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