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Writornato in Roma, riceuuta Ia sua prima con quella dela sig. R idolii, mi anco l' altra sumemente, o una dei P. D. Boa nedeito Castelli M. a E sinisce: a N. S. Iddio Ie conceda com
Dobbiamo ora procedere alla Giustificaetione di una assat piuiunga lacuna, siccome e questa, che corro ira it glorno 18 Lu-glio 161 3 e it 13 Giugno 1614; epoca nolla quale sol tanto riCOmpariscono nel Codice te inservarioni di Galileo fullo Mediceo. Nolvi procedi amo arditamen le, per Ia plena certerra neIla quale si amodi provare con innegabile evidenra, che in lutio quel tempo G Iilao ristolio da Il' Osservare. Una prima proVa assai concludente, angi di salto, cho dom il18 Luglio Galileo non sequitasse Io osservagioni, I abbiamo daeio: che net Codice dello medesimo vedia mo seguitare da quelgiorno in pol una pura Emmeride sino at T di Agosio, senaa piutrovarvi il rasfronto delle Osservagioni, come per lo innanZi. E ag-giungeremo qui, per non douer piu ri petere questo argomento, che sino alla data des 28 Fohhr o 1614 non si trovano altri lavori nel Codice, e che dat 28 Febbrato suddetto sino at 13 Giugno si vede solo una semplice Essemeride, preparata at certo con intemrione di ri prendere a queli' epoca te inservarioni; ma it riscontrodi quesie sulla Essemeride stessa comincia solo ad appari re I
Forse Ia salica della ulteriore illustrarione che, dopo cio, intraprendiamo e supernua: ma si ricordi it Leitore che in questo libro alibi amo inleso di combatiere con tulte armi, o di incorrere pluitosin Ia taecia di avere abbondato nelle prove deI nostro a
sunto, che di avor pretermessa cosa che taluno avesse potuto stimare utile o necessaria.
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bro dei 1613 Nelli, Par. I, pag. 316
Ma cio che vera mente in questi undici inest impedi Galilendaue Osserva Zioni, su Io stato press' a meo continuo di mala t-tia, net quale si trovo invollo, come dat Ia lunga serie di Iollere, delle quali qui riporti amo i brani elie converigono ali' uopo
Π 29 Luglio, scri vova it Cesi a Galileo nei termini che a, hiamo vedulo nella Giustificarione precedente, cloe complangendo it suo stato di malaitia. II 17 Agosio, gli scrive Francesco Stelluli, da Fabriano: a ... Maa non v' essendo Pa noi i Lineeit altro che v. S. che veramento a possa chiam arsi tale per i suoi tro vati, apparienenti solo allas sua vista e at suo intelletio linceo, non melio conoseendo 1' in-σ telleiis di quel cho I'occhio si scorga; percio noi tulti instemea concordemente do remino parto delia nostra sanita, o parte deis nostri anni comuniearle, aceto potesse Proseguire con si felici pro-
a gressi tuiti i suoi novelli stul Iincet. Ita se quesio nite voglios non son bastanti a cagionar 1' esset lo desiderato in V. S., nonu reflaro di pregargileto dat Clelo, come non resto d' osservarIa, a e dyaver sem pre volonta di servirla in tutie Io occasioni: e lea hacio te mani. a MSS. GaI, P. VI, T. IX, c. M. II 30 detis, gli serive Giovanni Fabri da Roma: a So 1'augurarea che la un divoto servitore ed amieo di V. S. e medico instemou che sono io, vale qualche cosa, io auguro a V. S. non solamenteu selicissimo questo anniversario delia felicissima issiiurione di queu sta nostra Aceademia iij, ma molti altri appresso clio V. S. goda, a ma meglio che per a ventura is adesso, sentendo io spesso dirus e lamentar 1'eccessentissimo signor Principe nostro lil Cesil choc tot si trovi con poca sanita, merce alle continue fatigho che let
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u splender questo luminare magno net nostro consesso filosofico n.
IL, P. I, T. VII, e. 102ὶll 6 Sellembre, torna a scri vere ii Cesi da Roma at Galile . a M'hait apportato grandissimo travaglio Ia sua indispositione, o s' assi- curi ch'io e luili Ii signori compagni si Linoei' niente maggioru mente desideriamo che la sua sanita: Ia procuri pure V. S. conu Ogni Paziel Ea e per se e per noi e per ii mondo tutis. N. S. u Dio gliela conceda, o io di cuore hacio a V. S. te mani. a luSS. J., P. I, P. VII, e. 106ὶ Il 15 Otiobre, gli riseri re it medesimo dat suo seudodi Acquaspar-la: a Mi trovo in queste amentia deli' Umbria a passare it bello delu raulunno, in sieme con qualche negogio e di casa e di sudditi. Quiu mi o giunta Ia sua gratissima e brevissima con i chirografi dolu Sig. nido Ist, suggelio tanto degno. e dat quai mediante V. S. ii tanto venianio favor ili. IIo voluto accusargliene Ia rice vuta conu questa, e insieme rappresentaria ele desiderosissimo at solito dii, serviria e d' intendere nuove di lei e della sua sanita: presiou sam di ritorno in Roma: intanto con ogni assello di e re leu bacio te mani. n Id. ibid. , e. 1l0ὶll 17 Novembre .gli seri vo ii Castelli da Pisa: a IIo rieevulo il libro det Sig. Cremonino .... V. S. pol non si pigii fastidio u di scri vermi. pereste conosco benissimo di quanto incomodo leu sia, ed a me mi vieno a essere di eguai disgusto it suo dispia-u cere. come mi o di consolagione ii lcggere te sue lettere m. n
Il di 30 deiio, riseri ve it Cesi at Galileo: a IIo ricevulo la gra- ii iissima di V. S. e mi doglio grandemente cho tanto sequitino lou suo indisposigioni a molestaria: onde perdoni lci at desideriori che ei irasporta d' intendere nuova di let o della sanita suau tanto bra mala, o allenda pure ad aversi cura. che coviu averemo pol piu consolaZionp, che in tanto ali' istosis desi- i derio soddissara trala sciando ogni cosa nociva. o IL, P. VI,
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ll 30 ileito, gli riseri ve i I Cesi dii Acquasparta: a Dopo alu cune digressioni di pice Ii vi ago, me ne sono venulo a tralo lenermi un meo in Acquasparia, si per foditissarione di questis in iei sudditi, come anco per suggir alquanto te distrarioni roa manu, e goder di filosofico e salubro di porto. Qui myo giunt au Ia sua gratissima, e mi ha recato non poeo dolore intenderou nuova malatii a ove bramo sentire sanita: e li trava gli e inquie- . tudini di mente che lo danno fastidio, creda pure che amiggono a me anco in un islesso tempo, miche Vorrei Vederia e sana ea quieta e colina d' Ogni felicita. Pregaro N. S. Dio che consorino v at suo O mio desiderio glicio conceda, o V. S. conoscendo cheu in qualcho cosa io possa ser tria, mi comandi che mo ne sara gra Eia particolarissima, e non cessi di sarmi aver nuova di sou spesso. a Id. ibid. , e. 111. JIl 24 Gem o 161, , cosi termina it Cesi uti'altra sua a Galileo: u N. S. Iddio ci consoli presto concedendole compita sanita es te dia ogni contento. n Id. ibid. c. 131 lII 30 deito, cosi conclude Io stesso Cesi un'altra sua: a Io i intanio restem baciando a V. S. Ie inani con ogni asseitoti di core. N. S. Iddio te conceda Ogni contento, ed in partis colare it compimento di sanita cho tulit desideri amo. n Id.
u io, che nella sua cortesissima, or appunto rice vula, sento, cheu ben sarebbe tempo, che a sorra degli ardonii desidod di lanii
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a dato per altro tanto gusto Ia lettera di V. S., che non mi abbian mi anilio apportalo mollo dispiacere ii V der Ia mea sua sanita. a che pur sareb il dovere cho i pari suoi godessero di iungitisa sima vita con buona salute, per polere eon te loro salicho apii portar di quel giovamenti ai mondo, clio V. S. va latendo luilo
li 16 delio, cosi gli torna a scri vero ii Casleui: a Nel resto sonou sano di corpo, ma amillo di mento per l' insermita di V. S.; e soa questa sua indispost Elono iravaglia tanti sunt amici e S. A. mede-u sima, desta cui hocca io 1' ho intem, con ordine ancora di dara glieno spesse nuove, V. S. s'imagini come io ne stia, eho pura posso dire di conoscere napglio degli nitri it danno che risulta alu pubblico daI male di Iei. Dio benedello It conceda presto la desia derata sanita, accio Possi amo questa estate vivero consolati ea lirare a vanii lo desiderate da tutio ii monito suo latiche. n Id. . Par. III, T. VII. ser. 2, e. 32 li1 19 deito, Sagredo da Veneria: a Mando otio Onete e meZEau di cina, e una libbra di salsa della piu elelia robba che si a neu au ci ita: se questa restitui ra Ia pristina salute a V. S. E. me noa contento d'avvani aggio, quando altrimenti te consesso heno cheu vorrei piut tono ch'ella ni' avesse comandalo cho Io i n v i assi unau hoste di moscato. In graria guardi cho in luogo di medicarsi nonu pregiudiciti inaggiormente alia sua vita. Il vi ver sobriamente diu cibi b ut con una flessa maniera di vita, senZ'alterarione, pars ita elie sia unica ed eccellentissima medicina de' corpi nostri ec. n
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u sto in continuo travaglio: per tanto ho pensato che sarau bene che V. S. mi mandi un soglio di carta blanco. con laa sola sopraseritia di sua mano. che tanto bastera per quietarmi. n
a importa e Ia sanita di V. S. Oh Diol quanto provo in me flesso u i I travaglio di cosi iunga ed importuna inser ita che Ia molesta. a Per graria mi saecla avulsare di in spesso, e Lei non s' inco-a modi e attenda ad aversi cura, che migliorando la stagione, Spem a non te sara dissicile ri aversi presio, come desideri amo tuiti. a
II 10 uaggio, era ivttavia in sermo, come dat seguente branou di una larda responsiua det Duca Conti da Parma: a La lettera. di V. S. delli 10 di uaggio eoi libri, che si e contentata manu darmi, non mi e capita in prima di adesso. . . Io spero che ila male che travagi lava V. S. net tempo che mi scrisse, Sara PsSu Salo, o con questa speraneta mi consolo, e la prego in Ogni statou ehe si irovi sem pre di comandarmi, perche a nessuno serviro
a piu volentieri di quello che saro a Lei e te bacio 1e inani. n IL, P. I, T. XIV, e. 110 II 16 detto. gli scri vo Fabio Colonna da Napoli: a Con granu dissimo cordoglio ho inteso Ia morte dei sig. Salviali, che si au in elela, come speriamo; e si puo doler certo tutio iI consesso a Linceo di aver peruulo persona di lal qualita, che sara di mei lou donar il contraccam hio. N. S. doni salute e vita a quelli cheu sono rimasti, ed a V. S. aneo restauri, cho intendo si a stato et anco indisposio, che non poco dispiace at Comune, polebe suu danno a lutti ii non poler V. S. altendere a'suoi stuli tanto u illustri, che certamento si amo Obbligali pregar per la sua sa- ii lute e vita, accio ci venga seoprendo sem pre cose nove. v IL,
P. VI, T. IX, e. 160. inll 23 detis, Loreneto Pignora da Padova cosi si condoleva coni. alii eo: et ui duole che cotesta febre la iratii si male: ma voglios sperare nella honta della stagione. che dara luno, e se ne ana derii. o l M., P. I, T. VII, e. 159 II 31 delio, cosi gli scrive Frantesco Stolluti da Roma: a Τοrit nato di Palestrina ii sig. Principe Cesil con Ia sua signora spoSa.
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u diligonga, o lasci in tanto gli studi, Io seri vere o lutte lyali rore satighu della mento e deI corpO. n IL, P. VI, T. IX, e. 162 Final mente, da alira lettera dello flesso Stelluli dei di 1, Giugno, alibi aino uti indirio det ripristinamento della salute di Gali-lpo: u M'o piacluto sentire cho Ιa sua febre saecla pure alle volteu qualche Pausa, e presio aspello sentire cho i'abbia laseiata li-α bera: a Id. ibid. , e. 166 . E appunto in epoca corri spondento alla missiva, che annunriaua allo Stelluti questi segni di miglioramento. ii di 13 Giugno, vediamo ricomparire te inservarioni. Gius τι Fic Agi ONE XIV.
Fu Galiloo in questi giorni nuovamente aggravato, rome apparisco dat seguento brano di lettera di Giovanni Bardi da nolita dol 2L Iio: a Ricevetii la gratissima di V. S. o per quella intosi ossoros assai mi gliorata dei suo male; dei che ne ho senilio particolara placere, e progo Iddio N. S. che la liberi assatio e la conservi sana. ni MSS. GH, Par. VI, T. IX, e. 174. Ne s' induca dat Leitore cho ilnardi alludesse alla iunga mala ilia da noi di seorsa nolla precedente Giustificarione, perche ii medesimo in altra sua lettera procedente, del 20 Giugno, s' ora congratulato eon Galileo della recu
Ecco nuova testimoni anga d' insertuita in un' altra teitera dei Cesi a Galileo del 12 di quesio mese, nella quale gli Scrive: u Dalla sua gratissima mi vado persuadendo che te sue indispou strioni non Ie siano tanto moleste, ma cho stante anche il u nelirio della stagione vadano cessando: piaecia a Dio che si an rosi, e che V. S. resti sana o noi consolati. n MSS. Gati, Par. VI, T. IX, c. 180. lDisiligod by Cooste
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ci place anche riporiare un postrillo, che leta si nulla mede, ima lettera, cosi concepito: a ui parrebbe inollo bene e sorsuu anco necessario, che te tavole dei moti de'Medicet uscissero quantiau prima in luce a confusione de' maligni, se pero la sanita conceu desse a V. S. ii sarIO. nGlus Tipi AE IONE XV l.
La precedente e la sussemente Giustificarione ei mostrano i alileo insermo ne1 principio e uella sine di LGlio: Io che per se sola basterebbo a darei ragione di questa intermedia interruetione det medesimo mese, che ragione vol mente potrebbe riserirsi allamedesima causa, novo vn' altra testimoni anga non ci lasciasse liberi di dare una doppia interpretarione a questa lacuna. Ed e, che Fabio Cotonna, rispondendo da Napoli it 29 Luglio ad unaletlera di Galileo, o lamentandosi elio per Ia roltura delsuo canoechiale avesse dOvulo meo innangi intermetier lo Os- servaxioni deIle Mediere, cli' egii pure sace a, so iunge: a mas ora per I' avulso di V. S. che la vicinaneta det Sola Ie disti-u culti, mi son quietato ptu. a i QS. GaI., P. UI, T. IX, e. 182l. II Iettore pub dunque scutiere Da I' una e 1' altra ca-gione, quando non repuit piu prudente i I sar calcolo di entram ad un tempo. Glus Tlpis Aaron E XVII.
Scrive it Cesi a Galileo ii di 9 Agosto, rispondendo tardi ad uua sua det 26 L Ito: u La gratissima di V. S. delii 26 Luglio
a non mi e Mala resa prima che aut si dei presente, e creda purea che vedendola e lutighelia e tuita di sua mano mi sono rallegratos molto, considerandone sua mi glior sanita; ma non intendendoneu pol ii compimento non posso restar contento. Mi dichia ro espres-Djsiligod by Corale
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α Samente che wpra e prima d' ogni altra cosa desidero ch'Εlla a sta sana e che a questo attenda da Overo, e che se tal votis a mostro desiderio chyoscano i suoi parii, questo δ lota linente sua balterno a quello. o QS. GaI., Par. VI, T. IX, e. 188.
Nella seguente Giustificarione n. XIX, vedremo come Galileo, circa Ia meta di Amsto, si trovasse immerso in piu e diverse occupazioni , ehe per se sole haslerebbero a dar ragione anche deIIa presente lacuna. ua siccome, per quesi' epoca, ci Occormno eZiandio testimonianae di in sermita, ci sermeremo qui a queste sole, rimandando chi richiena ulteriori documenti alla Giustificarione
Serivo it Cesi at Galilao ii di 16 Ag lo: a Vorrei sentire chea V. S. slasse bene assatio e veramente sarebbe ora Ormai chea tanto ha patito: godo luitavia sentendo it miglioramento, e mia contentarei che durasse questo caldo ancorche notosissimo pol chea o giovevole a V. S. : sara hen necessario che si prepari a buona Iuοgo, e bonissima cura per il lauddo che se ne verra. a MSS. Gai., P. VI, T. IX, e. 190JIl 23 detis, rischive ii medesimo at medesimo: a Desideriamo et tuiti 1' anno che ricomineta lj felicissimo at Consesso, e chea questa felicita cominci con Ia sanita di V. S. come ne preghiainou il si g. Dio con tulto ii core, dolendoci in tanto delle minacciea che accenna delle sue indispost Eloni, che speriamo con Ia huonau cura, e particolarmente ben guardandosi ne' tempi laeddi, res stino total mente superate. B IL, P. I, T. VII, e. 171.ὶ Questa
si in I. anno accademico do Lincet, che cominctava il l T di Aposto eomo altrove abhiamo notato. Era costume dei membri di quel consesso compli menlarsi scambiexolmente neti' oceasione di ogni nuovo anniversario.
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Νella precedente Giustilica Eione abhiamo accennalo come Galileo si trovasse. circa la meta det meso di Agosio, invollo in piu o diverse occuparioni, dello quali avrebhamo in quosio Iuogo data ragione: lo ehu ora sacci amo premottendo questi litoli aquello stesso delle nuove malaitie che Io assatirono: Ie quali axen- dolo a quest'ppoca piu lungamente che mai per lo innanri tormen-
Consta che Galileo, ne II' epoca delia quale discorriamo, sta vasioecupando nella spiegarione dei senomeno deI nusso e rinusso delmare: e cio consta dat te seguenti duo tollere a Galileo, delle qualiri porti amo it brano opportuno. La prima o di Bartolom meo Imperiali da Genova, dei di 17 Agosio 161 L. a. . . Pensem henea quando la stagione si a piu innan Ei di seri ver a V. S. una mi are curiosita, che non penso che altri Possa cavarvi ii succo, cheu it suo valore e ma, come dico, it tempo adesso nol perna llo. u occupato aneora ram Galiles t in occupatione ollima dei nusso u e regusso det mare 13, importantissimo suggelio, e che meritas una volta esser cisrato come egii o, e non dubilo punio che sea a huonissime mani, o ognun loda il pensiero e stiman tulit diu sentir cose nuove e vere ec. v l MSS. GaI. P. VI, T. IX, e. 192J.
La seconda e di Giovanni Fabri da Roma, det 1, Sellemhre.. Mi domando ancora sit pasee l che lasse di quel iratiatos di V. S. de fluxu et retriau maris, che desidera Vellere, comea lulli not altri. V. S. dunquo non ci privi piu. a Id. ibid. , e. 198 lUn'altra e certamente magooro oecuparione di Galileo in queigiorni, la lyaecudire alia stam pa e sorse at compimento della ri. sposta agit oppositori det suo trallato dei Gamisianti. Nella Giustificatione XIII, a pagina 1.3, alibi amo deuocome questo scritto, venulo in luce sotio nomo dei padre Castelli 2J, s' abbia piu veramen le a rilenere come opera di Galileo: lo