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sempre da ab comprese nessa categoria De pellibus et pellotis tam laboratis quam non laboratis. Che se a laboratis si vo- iusso dare ii significato di conciale Ι), antichsi di me8se in opem,
teria prima e principale di quelle vesti, cioli pelli col polo spelles, l
o striscie o lembi delle stesse pelli pelloti: letti anctis in alcune inrisse comunalii. Questo litoto contiene, como dic iloiulini, la lassa uel Bazio delle mercanzie, che aliora enim- nano in Murano; e, se il laborαtis sat avesse ii significato di messo in opera, Sarebbe opportuno di studiare in quali parti e Italia o del- P estero nol seo. XIlI fiorisse principalmente Pindustria e ii commercio d'esportagione delle pelli lavorate, cioli dei vestiti imiti di
linea pro linteia conficiendis. D Secondo lui la baldinella era una ,, tota da seiugatoi ; ed ancho it Giulini la dico tela grossa da sciugatoi. It Ducange cita dus esempii di baldinella, o la spiem : svi sindonis subtilioris species, a loco undo evehitur nome habenS D, quasi lasse imparentata con bal ochino, o venula da Baldacco. Noi ci laviamo is mani di questa erudigione, e ce la meiughiamo lcoll6 banianelle, che, secondo it Giulini, Sarebbero lo Si So che , baldinelle et ma non possimo sar a meno di opporre ai due eSem-pi dati dat Ducange per Baldinella questi cinque per Boldinella. Si trovano negli Statuti di Milano stampati n0l 1480 : Quou hospites teutonici teneantur dare passus LXXX bolumellarum pro centa nario. - Quod de boldinellis gregiis dentur passi quinque pro quatuor. - Quod nullus possit incantare botuine fas, nisi sit scriptus in quαtemo consulum. - Capitulum lini et
Nello stesso litoto sono ricordati l eonilli, qui non sunt laborati, e te pelles aquinae erudae E. T. P. t 88, l. 1, 6 . . .
Storia patria di Torino Leges Municipales : Item cle avoltronis agnunis a saviatis pro qualibet cloaena δοι. unum π.... Item de qualibet cloaena de avotronia sol. unum np. Anche gli Statuti di Milano ed. 1480ὶ tassano gli avoltroni, e cosi gli stimano: Avoltroni ponantur pro quolibet eent. ad numerum libr. oeto. Negli Statuti di Asti sono citati gli avotroni ci- ., elliani et de Sardegna asbaitati, e gli avotroni de Andrexia assaitati. iiDucange : AVDTRON l. Pellea animalium abortivorunt, s. pro AVORTOIl etc.
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canehi : BOIdinellae ponantur pro soma. - Et si in Uns bol- vinellis fuerint inventae boldinellae pertusatae vel scarpatae, beant uiminui sive detrahi tantum quantum dicet vel praeeipiet tinus de consulibus holdinellarum. E, per togliere qualun- quo dubbio sulla psallegeta delia voco boldinella, e sar vadoro chesonga cambiani in butdinella attraverso i secoli, citeremo un passo dol Dato uel Datio uella Meroanzia delia citia est Miltino. Milano, Malalesta, 1622, doue, a pag. 5 si leggo : Boldinella grest-gia, clost tela d 4lemayna per rub. lir. - εοι 8. d. 9. Boldi-nella bianoa deita per rub. lir. - sol 8. d. t 3 2. E con cili vaa spasso P erudietione dei Giulini, dei Ducange e dei sig. Porro. 22I. E. T. p. 18 , l. 4-5. Tit. XXXII. E. M. p. z5 Α
De opera varia denarii quatuor pro unaquaque libra.
II sig. P. in nota. : si Idest do pellibus sciuei variegati. is Malo parolo dei testo podiebbero significis altro; insatti it Giulini erodeste che vi lasse Abaglio di acrittura, ed amo leggero : Deopera de accia e tradurro tele sottili, lavori di acciti. A conserma dolia legione De opera varia bisognava citare ii Capitu-
bacium, pisces recentes, Sic OS, et Salavratos, filum associarum agnellinas, coriaS beocuinas, montolinas, cor anum, marticos. vayros, conitiOS confectos et non confectos, et omnia alia pellamina etc.; e,: Item V. S. miliario de vavris crudis: e:
Item VIII uenarii de qualibet clamide se vavris. Quando si
hanno autorita abbastaneta gravi, comyo questa dei Giulini, clipeo traddimno, non basia asserire; massimo quando si protendad illustrare con un certo apparato di documenti l prasi oscuri s
225. E. T. p. 188, l. 8. Tit. XXXII. E. M. p. I5 C, De gallem imperialis 1 pro centenario.
Che cosa ne dice di questo stolleto ii sig. Porro' Ci abban- dona egii ali' erudietions dei conte Giutini 2 Pur troppo. Or, secondo it Giulini, prima di tutis, questa voce Galletum, li molio oscura, pol sen o inverisimile cte qalleti se ad manuassero certi abbiolia menti militari, probabimente spetianti ai cimiero. Ma altro cho abbigitamenti O ornamenti deli' elmo fatii a ouisa di cresta l Veggansi gli Statuti di Illano, odiet. 1480, eil molio oscuro si sar, molin Giaro, porclid voverassi ii stultetto seneta creste fra it glubobbo, Ia gomma arabica, it garosano e .nol capitulum Spictoriae. Ma emo altri egompi di qmlatum :nel motum Venetorum cum cremonensibus, dei 12 4, sopraci -
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tenaro fir. - sol. 8. d. s. Galetto ut supra per rub. ιν.
Qui abbiamo questa erudita nota dei sig. P. : a Fortasse in Insula S. Iohannis in Lario lacu fabricatis. D Ma, eam Bignore, sarebbero compresi Dei panni comaschi, do' quali una riga piumpra o detis: De pannis de Cumis et Monciaschis imperiales IV pro petia. E che importaneta aveva aliora 1'isola di S. Gio- Vanni, perobsi in carte milanesi si chlamasso per antonomasia1'Isola, o i suoi panni isolani, e quo'panni non lassero compresi
Con un po' pisi di salica si poteva trovare sorse una congel-tura, un fortasge migitore. Ricorrendo ai succitati Statuti di Milano, ediet. 1480, net capitolo Draperie non si veggono notatii panni i solant iij, ma si i Drapi Palmesani. . . . Drapi Sive medieta ne ae Brisia .... Messielane ει Veronα .... Medielane te-aesche: sarebbo stato quindi lectio di sospetiare che, in tuom di insulanis, net codice originale lasse seritio Palmesanis, o mea e- lanae, o mezolanis 2l, o alemannis. Una calogoria ae pannis me lanis o mezolanae senga determin ions delia loro provenienZa si podiebbo pur ammEttere, perOccbὐ la provenienga di altri panni non o neppur essa indicata uello stesso litoto, in principio,
E neppure in altro documento piis veechio, ei Oh del 1 317, eheinti totast metum mediolani novum cum clomino Iohanne Superant iis Duee Venetiarum, ii quale si trova negli Arelii vii generali di Venezia, tonio illilei Paeti, a earin 107. Eppure, se vi lassero stati eodesti panni isolani, se si lassero fabbricati net deserto sito deli isola, come panni straordinarii, miraeolosi, salte dat te divinita det lago, sarebbero stati menEionati in quella earia. Essa infatii diee: Insruaeriptae runt extimationes panno.
rum euiuacumque eonditionis ete.
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M libra caretur. Potrobb'anco essere che, in luogo d' insulanis, o di me lanis o di palmesanis o di alemannis, s se seritis ultra montanis, dappoictili ci risulta dat documenti di quot secoloche di panni Daneest, ted ehi s d 'altro nazioni sacevasi a Milanoo in tutis Lombardia gran commercio d'importagione l .E T. p. 188, l. 12. DL XXXII. E. M. p. 5 Dὶ De ina imperiales quatuor de libra.
Il si g. P. in nota: Linum potius quam securis intelligi hac voce vivetur. Coi fortasse, coi viritur e coi censetur si sa lare poeOcammiuo ait 'erudietions ed alta storia. Videtur ' Ma c'ora egit maio utibio che si potesse traitare di mannale Sarobbo stato pili ra-gi Onevole supporro che si traitasse di spade s di lancio, essendovi
De seta imperiales IV de libra
Il Sig. P., quantumque Stasi occupato nolla sua nota si persino sacer talium indumentorum, ha lasciato di partare della feta, intomo alia qualo it Giulini, Delle sue Memorie, trauando di questo consuetudini, avea sollevato qualche questione. Ecco te parole dei Giulini : si Quando o come t 'artes di lavorar la feta dati a Sicilia piissasso nol continente deli 'Italia, a me non si noto. Se credi amo a Νieolb Tegrimo Nicolaus Tegrimus, Ber. Itatio. Tom XI, pag. 1321ὶ, fino' ait 'anno 13I4 queli 'arte in Italia non si cono-
presente che si face va commercio anche dei panni di Chalons. Nel metum sediolani ete. : item quelibet petis panni de Zahulono. 43 In una earta di privilegii conceduti da Filippo eunte di Naxo iasi meritanti di Milano, det 22 nov. 1276 rionum his t. patriae. Augustae Taur. Chartarum tom. l, col. 1500ὶ, sono citati i panni di Lombardia, di Franeia, quelli di Chalons, ed i vergati di Provins. Per la storia deli industria italiana ei overa ricordare elie net Paetum ne torum eum Cremonensibus, dei 274 Archivii Gen. di ven. , metu sono indicati e stimati come soggetti ai daaio d importaetione in Cremona i panni di Francia, Milano, Como, Bergamo, Verona, Placet Ea, Mnnotova, Bologna. Roma, Reggio, i panni breaianini, gli a leniann egeni, idrappi di poeo valore di Cremona, e i panni di migitoramento di Cremona e di Brescia. Dieei pezae di panno di Francis face vano una soma, maquanto at panni di Milano, Como, Pavia, Firenae, Toseana, per sar la
Negli Statuti di Milano stam pati nel l 480 v ε gia un capitolo DesuletBus pressariis, in eui δ detio che doueano pagare dodici denari perlita. li Ducange: . italis Aeeta est linum vel stuppa. uuae vox oecurrit in Statutis Mediolanens. , 2 parte, eap. 308.
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seeva in altro luogo, cho in Lueca ; ed aliora solamente, essendo stata rovinata quella citia, gli artenci la portarono a Milano, et altrovo. Α Νi 16 Tegrimo ha prestato intera sede ii signor Muratori Annali sotto i 'anno 13143 ; ma io non posso prostargitela, percth so che prima di quel tempo si sacevano in Milano drappi di feta. Galvagno Fiδmma Chron. Eintra v. IIS. cap. XVIIIl cita sopra di cici l'autorith di Bonvicino da Riva, cho scrissenet secolo XIlI, di cui ora trauimo : In contrarimn est Chronica
Bonvesini, ubi uicitur, quoa in ista civitate Aunt panni de lana nobili, et de sirico, bombace, lino, etc. Cib posto, non h mi incredibile, che Deli'anno in cui surono pubblicate quelle primo nostro Consuetudini, gili si sorma e qualche drappo di feta. Molo persuadono te at se citate parole, novo si tralia dei laetio dolia feta, e non si traita di alcun drappo di feta. Parmi porcibuerisimile che qui aliora si ignorasse l' arto di formar la sola, oude convenisso ruta venire d'altronde, ma che qui se ne sor-mamero drappi, e singolarmento Zendadi, do quali gili abbiam Vedulo, che se ne saceva grand'uso il). Di pili, ii non trovarensi per gli gendadi, nsi per altra stola di feta imposto alcun da-gio, si un argomento per credere, che lasse proibito di sarie venir di mori, hastando al bisogno quolis che si sacevano Da noi, o dati'altra parto ossendo proibite is vesti pregioso, secondo si h gili innangi Osservato. D Noi non saremo questions so it zendatum cloi tit. XVIII dolis Consuetudini, angi chli indicaro la maioria clodia stossa, indicasse piutiosto una qualita di vosis, come Pamictum est it palium i23. Clio pol vi lasso in Lombardia, angi in inita Italia,un vero commercio d' importagione o d 'esportagione delia sola ebe net secolo XIII si polrebbe desumerio dat Pactum Venetorum cum Cremonensibus dei 12 4 1 Archivii generali di Vonoetia; mota , net qualo si legge: Item IV s. et II u. cle quolibet sic pense ue se ... ν peseti faciunt unam sicin pensem. Av- vicinandoei mi ai lampi acconnati dat Tigrimo, cioli al 1314, ilmotum Meuiolani novum cum clomino Iohanne Superantis, delI31 , citato gili, ci ci vedere che tra Venezia e Milano la feta erauel principio det secolo XIV Da te principali mercanetio dei commercio d'importagione o d'esportagione Da i duo Stati Vi si logge :Item quelibet libra sete crucie ae spina extimam est sol. ALimperialium. - Item quelibet libra sete tincte sine extimata
si nomine apensalitiorum annulus, veι corona, veι cingulum, vel quia simile, aeu amietum, vel palium, vel gendatum detur ete. 23 A Veneala, diee ii BOerio, net Di ionaris uel clialetio Veneriano,. Cenda intende vasi ancile ii vestito, e Per cenda leto la donna flessa
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- 223 est lib. Ir imperialium. Item quelibet libra de omnibus alisssedis extimata est a. XX imperialium sit.
Como saremo a conciliare te assermaetioni dei Tigrimo, ac- cottato dat Muratori, suli 'epoca det trasserimento o diffusions dol-Ι'arto dolia feta da Lucca in Lombardia ed in altro parti l 'Italia colla incredulit, dei Giulini e colla certogga che ci viens dat d cumenti clis it commercio d'importagions e d'esportaetions dolia Aeta era gili conosciuis e praticato in altro parti e 'Italia assai prima dot 13142 2 proprio da supporsi che VoneZiani, Cremonesi, Milanesi non commerciassero cho di sole sese tratie e lavorato in quoldi Lucea, ignorandone assolutamente lyarte sino a queli 'anno' Perri spondero in qualehe modo, et Ria permeSSO di sar capo ad una pergamena tuita miniature e stemmi, scri ita Dei I 49, o dat quattrogiudiei doli'arte della feta di Venegia, cho vi sono nominati ri lasciata ui componenti la loro arto : colla quale scri itura dichiarano risultare da un antico privilegio, final mente reperito, che net 1309 s 2 lo famiglio lucchesi Amadoi, Redolfi, Arbasani e Sandelli, suggendo te perso uetioni det Castracani, si risugiarono in Venerias a'Offersero di portarvi queli 'arte tutia : o ctis nol 1350 it Mag-gior Consi glio assoggettava queli 'aris ali'usficio dei Consoli dolMercanti, dopo che era stata soggotia alla Giustigia Voechia. Fino dat lo09 quo'lavoranti avrebbero ottonuit reggimenti se statuti proprii in Venogia. La pergamena b conservata dat signor Bernardo Zandanella, tessitore in via deli 'Argine, parFOcc. del-I' Angelo Rassaelo. Seoondo talo pergamona l'arto della feta ne 1309, prima dei I 3I4, v 'era gili dunque, e non avrebbe trovato tranoi nel I309 che ii suo massimo avi luppo. Ci pormetia pol il sig. P. di osservare che un illustratore diligente ed accurato di questo Consuetudini avrebbo potulo notare la teoppa confusione e it gran disordine che regnano Delia disposigione delle merci memorate in questa Rubrica ce rippis, per venir pol alia conchiustorio che anchse in questo luogo la materia dev 'essere stata scon volta dat copi Sta sta doli' esemplare ambrosiano e trivulgiano, sia doli'esemplare pili antico da cui suronotratis quelle copis. Prima si parta dei panni di colore, pol si valli metalli preetiosi, quindi ullo speetierie, pol alte pelli, pol alle tele, nuovamente alle pelli, in seguito alia carne, ali 'Olio, pol alcomino, pol nuovamente allo pelli, mi Duovamento alle Spezi rie, pol nuo amento at panni, pol at cavalli, pol ai fustagni, chedoveano annoveraret Da le drapperio, pol alla geri, pol alte ar-
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mature, pol al cudio, e di nuovo, final mente, alis pelli. Queatoandirivieni, questo disordine non dovea cortamente trovarsi nolle Consuetudini originali ed in un titolo cosi brevs.
e es. E T. p. 189, t. 2, e p. 19 . l. l. Tit. XXXII.
nmotiator non debeat mensurare neque penSare, n/si ad passum vel ad passos consulum nePotiatorum ei Il si g. P. nolla nota A a pag. I90: Passum cense ιs fuisse cubitum lonstituuinis duo cim unciarum ; ed a pag I96, nolis Giunte: Pes Liprandus nunc aequivalet menSume metr 0,433, itemque ceteri licinensi perlicae respondebat ; legimus enim in charta a. M LXXXIV mense iunio seripta ac in Ianorosianae Busilioue tabulario condita : si haec predicta terra . . . est mensurata ad perticam papiensem, scilicet ad pedem Liprandi, qui est designatus intus campanile S. Iuliani de si*rascripto loco Vistonzone. DCol dire che ii passo avea una Iunghezga di dodici oneo scho Ia pertim pavese corrispondeva at pili Liprando it si g. P. ci
minciamo dat passo. Surive ii Giulini che ii passo era unamisura di tre cubiti o braccia Memorie, tomo IX, IndicΡ, pag. 45 l, e cho it cubito ora misura di due piedi di ian uomo grando ivi, pag. 300ὶ lj. La disserenga non Sarebbe che da uno a tro,
o scusato A'h poco. Ora alia pertiea. La pertica era misura romana; it piedo Li- prando, Ali prando, o di Liuiprando, misura longobarda: la perti ea . serviva a misurar i campi: era di dieci ptedi, per cui su dotta anchoaecempeda. st supponibile cho la misura romana sosse a Pavia divontata un hastoncino, lame tanto calata da non esser maggioredi m. 0,633, o che per mi Aurare i torreni si fosso adottata unamis ura si piceola 2: e buona appena per i bromati d 'oro ' Not ei leviamo it cappello clavanti ai documento det II 84 mense iunio, ma, finO a ragion conoseiula, ritoniamo o che Io scilicet gia unali, Galvano Flamma, net Chromieon Extravagans, pag. 455 : Est autem eubitus mensura cluorum pedum viri magni istius temporis. Vedianehe aeanip. Fl. cap. 203, citato dat Giulini. 2 in Guai se te perliche fossero state cosi piceole dappertultot in unstromento di locaaione, dato dol si g. P , p. 41, i abadessa det monastero di Santa Margherita di Milano is obbligo at coloni di retinere perticos viginti et septem cle vitibus, de quibus Obent stare medietatem et sacere dii. Num αα torcular .. et tres Personas ipsius monasterii Onori βee habere et cibare super vendemiis ab initio usque ciet sinem. In verita, ehe, se te per. tiehe fossero stati piedi ii prandi, non vi sarebbe stato bisogno di tanti sor. veglianti per vende miniare te uve di undici metri e meZEo ui terra, e letare monachelle non avrebbero fatie libazioni troppo generose l
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alluein aetion o di chi lo temo, o che quollo scilicet non porti alla coit seMaen Za che la pertica pavese corrispondesse at pisi liprando iij. A Pavia quando avossero detin chs un' uomo era una pertica avrebboro iutem tuit'altro di quello che s 'intendeva uel rimanento
ssortunato negli idest, nsi vivetieet o negli scilicet; vedi anno laetioni n. 70, 120, 123, 183, etc. Ao non voglia dir altro se non obe la pertica pavoso si divid se in pi edi li prandi, quindi cholasse di una lunghegeta superiore alia comune, pel satis che ilpi edo li prando superava ogni altro in lunghema i2ὶ.st ovidonio pol che it hasso, secondo 1'erudigione det Rig. P., Sare B stato magmore della portica, essendo it passo di clodicisnce, e la pertica, corri spondente at mede ii prando. di nove once, musta quanto et viene attestato da gli Statuti di Milano vol. II, eap. 350 , ne' quali si legge it pili li prando essem appunto dinove Onco : Mensura peciis Liprandi sit et esse intelligitur ueunctis novem au brachium tigna minis. Senga verun appoggio di documenti disso it si g. P: Passumeensemus fuisse cubitum longituuinis reuouecim unciαrum ; pe. roechδ la Iungherga dei passo varib ne diversi tempi, e ce lo attesta quot luogo degli Statuti do' Mereanti, dove si ordina di mi-suraro lo boldinelle au cognitum passi novi statuti per hausIocietatem Ε, polehh ci occupiamo di misure, ci perdoni ii sig. Porro sen0n possimo mandar giu, quantun quo si a stemperata in molia aequa deli 'Olona, una nota ch egii sa ut cap. LXIV degli S a tutideue acque, da lui pubblicati, dalla quato risulterobbero due seoperto: la prima di un braccio di diciolis otice; la seconda, suo corollario, di duo bracci, l 'uno ordinario, i 'altro, per eon Seguen Za,
sl in qualehe eittis it pistile ed ii passo de mercanti erano diversi dat pie de e dat passo li prando, sebbene la generalita usasse di tat pie de e lal pas-30. Negli Statuti in Pesaro, lib. II, rub. 78: Item statuerunt quod PuOtieno fiat mentio cle pecle et passu, semper intelligatur ile Peue et γυιε u tiprandi, exceptis passibus merehatorum. 23 Nel Chronieon extra θαρana Gaio an ei Flammae, pubblieato dat prete Ceruit, pag. 465 : ista civitas habuit in circuitu murum, cuiuδ la titudo suit XXIV pedum Diri magni illius temporis, qui faciunt utim X pesses magni istius tempori . Negli Statuti ei Biandra te, t ivola aggiunia alia pag. 124 : . Una periista di Pavia Diene ad essere cli Diano r pert. l. l. 4. pili. 2 u. 3. Pii.
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straordinario. Quato dei due bracci ora it lemle ' Per rispondero a questa domanda, eho pub risolvere in nulla, risposta chΘ Sia hense te deue duo scoperta, bisogna sarno vn altra. Cho cosa intendo ilSig. P. per bracci' est terro e por braccio ili legna me' Forsoche vi lasse un braccio riserbato a misiarar Ia terra o che lo stesso servis3ρ anco per misurare ii legnams' Νoi nol crediamo. Rite-niamo, in Vece, quelle parole terra o test na me altro non significare che la materia di cui ora satio it braccio che serviva di tipo, dicam piODQ; e, qliando si detto hraccio vi terra, intendi amo quot braccio che era modellato ed inciso sulla pietra delia Pescheria, sequando h deuo braccio rei testus me, quel ch era satio di tal materias che si trovava deposto noli 'ossicio det comuno. Hanno gili detinle consuetudini Tit. XXXl. E. M. p. z3 Eὶ : pasSus falsu3, sive corda salsa intelliguntur, quae non inneniuntur iuxta mensuram petrae cie Pischariat e s Tit. XXXII E M. p. 5 E. F) : quod negoci&tor non debeat mensurare neque pensare nisi aupasSum vel ad passos eonSulum negociatorum, prout ad coia ueram cle Pisoharia signati sunt ibi in lapide sto. Ecco la mainistria dei tipi delle misum ch erano esposti ai pubblico per norma comune: la pietra, la terra. Di quelli di legno discorreremo d po. E lo mi sura di terra, cioli quelle che si vedovano incise Della pietra, erano comuni anche ad altri luogbi. Npgli Statuti di M sio, dei sec. XIII i Odorici, Storie Bresciane, vol. VlI, Coaice Diplomat 3: Item ... quod lapis in qua Sunt mensurae strant incisae, ue cetero non laudatur cum clare. Negli Statuti di Modenari formati nol 13l Placeneta, Flaccadori, I 864: a p. 25l : Passus incisus in petra Bonissime simus permaneat, ita quoa non minuatur ... Et quilibet qui vendiderit vel emerit aliquem pannum lane, lini, aut pignotatum, teneatur ipsum mensurare ad antennam aut passum eaetractum de ipsa petra ferreum et bullatum pro comuni. Nol giuramento dei consoli di giustitiadsi Mercanti : et inquiram utrum passi sint ferrati ab utroque capite, et sist nati secundum quod signati esse ribent. Ed anchenogli Statuti di Milano pubblicati nol 1480 si presertus ohs lomisure ri prodotio debbano emere serrate at loro capi e bollate ;e, per conceptris serrato ali'estremith et usabili, h di necessita, ammetiem che s sero, come ora sono, di legname. E, Se queste, ciosi te usabili, erano di Iegname, anche quelle che loro servivanodi tipo, quelle ch' erano presso it Comune, dOVeano essem pur dilegname. Si legge pol in quegli Statuti, nella Rubrica generale De Eaetraoruinariis, un capitolo De poena renuentis urapum non tenentis passum au mensuram Communis, net quale it brachium liynaminis o mutato in ste lignamine, a questo modo rLig=ια δε naensura sinι et esse aebeant brachiorum duorum et syanae in longiturine aci minus ad brachium de lignamine. Abbiam vedulo otis te Consuetudini dei l2l6 prescrivono by Omle
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sure stabilis no vn tipo inciso Sulla pietra, e ch B incaricano perta scrupolosa osservaneta di tale ordine i consoli dei negogianti :or la si in legge si vede negli Statuti dei 1480 Rubrioa steneralis ae pensis, mensuris, StateriS et pa38is. Ecco it capitolo,chs importa riserire nella sua intereZeta : si Quod utatur tantum una mensura per totam civitatem et districtum Mediolunt: Ρer totam civitatem et districtum Mediolani debet osse et utatur una et eadem mensura clariorum et perticarum terrae 2, aebrentarum etiam paSSorum Secundum modum de passis signatum
in lapide qui est in B leto, et quod nullus utatur alio passo quam ex signatis in lapide praedicto sub poena librarum decominrtiolorum qualibet vice, etiam in mensurando gendatum et drapum sito et drapum auratum Samitum purpuram et Disos, testes Asoliatas cordulas aureatas Seu argentatas vel alias de sita, et quamlibet rem quae mensuratur ad passum brachium vel mensuram o. Il Sig. P. δ ora Da duo suochi; se cogi nel 1216 comonet 1480 vediamo Atabilita una sola misura, non altra che quella
incisa in pietra, com ' si probabile e sostenibile che net 1346, altempo degli Staluti delle acque, vi lassero due misure, it bracolo ui Dyna me e di pietro ed ii bruccio ominario ' Quali documenti det secolo XIV vengono in aluto dei sig. P. ' i 33.
Vsniamo ora at braccio di diciolis onee scoperto dat si g. P. Da is misuro di Milano det secolo XIV. Ecco la nota cho ci ri- vela tale scoperta, e che, come dicemmo, si da lui at posta at cap.
terra o de legnam O, in long hezza uel uicto buso, e mezα quarta αι dicto brazo i ι alteaza de uicto bus ... talmente chyel dicto bufo, O vero la via δε quel dicto bufo remanga alto dat fondo uel uiolo lecto de ι'Orona per una tercia ce uno brago. Α queste parole it si g. P. non poth dispensarsi di sare questa nota: a Se ii m. mo Senatore Commensitore Elia Lombarvini avesse avulo conoscetiza rei questi Statuti, avrebbe visio che la misu-
εὶ E. T. p. 182, lin. 8: ut nullua.
2) Se it braeeio di terra uvesse servito at agri itiensura, che Re nesarehbe fatio delia perticar Serviva per abbacchiarie noci 3ὶ Seeondo noi, e lo ripetiamo, Paggiunta terrae vel lignaminis non serviva che ad indicare la mi sura legale; percio spesso fit laseiata suori. lii una vendita det 8 genn. 12l3 Archiv. primic. inagg. di Milano), ohe hun istrumento di vendita di un banco nelle vicinanae della Descheria rq uoci atallum, sie banehum, eat' brachia tres.